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Team Human di Douglas Rushkoff. Un estratto
Estratto di Team Human di Douglas Rushkoff
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TEAM HUMAN
1.
Tecnologie e automatismi, mercati fuori controllo e media usati come armi per ferire sembrano aver rovesciato la nostra società civile, paralizzando la capacità di pensare in modo costruttivo, connettersi in modo sensato o agire con uno scopo. Come se la civiltà stessa fosse sull’orlo di un burrone, e ci mancassero la volontà e il coordinamento collettivo necessari ad affrontare ciò che realmente conta per la sopravvivenza della specie. Non deve necessariamente andare così.
2.
Ma come siamo arrivati a questo punto, ci si chiede. Abbiamo forse preso per caso una china discendente verso una forma di incoerenza e abdicazione? No. C’è un perché alla base della condizione attuale: una corrente antiumana sotterranea alla tecnologia, ai mercati e alle maggiori istituzioni culturali – educazione, religione, norme sociali e media – un perché che li ha trasformati da forze di connessione ed espressione umana a forze di isolamento e repressione.
Solo portando alla luce questa corrente, possiamo superarne gli effetti paralizzanti, riconnetterci l’un l’altro e ricostruire una società che vada verso i fini dell’umanità, e non verso la sua fine.
3.
Il primo passo per ribaltare questa condizione è riconoscere che essere umani è uno sport di squadra. Non si può essere umani da soli. Ciò che ci unisce nutre la nostra umanità; ciò che ci separa ci rende meno umani, e meno capaci di esercitare una volontà individuale e collettiva.
Usiamo le connessioni sociali per orientarci, per assicurarci una sopravvivenza reciproca e per trovare significato e scopo al nostro vivere. E non si tratta solo di belle parole, ma di un’eredità biologica. Le persone che vivono disconnesse dalle organizzazioni o dalle comunità cui appartengono spesso, senza di esse, appassiscono.
A volte ci connettiamo per raggiungere un obiettivo comune, che sia trovare del cibo o salvarsi dai predatori. Ma il contatto e la connessione sono anche fini a se stessi: ci riempiono di forza, gioia e volontà mano a mano che il rapporto cresce. Mi senti? Sì, ti sento.
Non sei solo.
4.
Abbiamo amplificato ed esteso la nostra naturale capacità di connessione creando vari media. Anche un mezzo a senso unico, come un libro, crea una nuova intimità, consentendoci di vedere il mondo attraverso occhi altrui. La televisione ci permette di essere testimoni di ciò che accade alle persone in tutto il mondo, e di farlo in massa. In TV abbiamo guardato insieme, contemporaneamente, eventi come l’allunaggio e la caduta del Muro di Berlino, e abbiamo provato un senso di umanità collettivo come mai prima.
Allo stesso modo, Internet ci collega in modo più cosciente e, forse, più rassicurante rispetto a qualsiasi altro mezzo. Più cresceva, più sembrava possibile spezzare la tirannia dei media broadcast , in favore delle connessioni peer-to-peer e delle libere espressioni di ogni singolo nodo nella rete. La rete ha riportato i media dentro un panorama collettivo, partecipativo e sociale.
Ma, come solitamente accade a ogni nuovo mezzo, la rete è passata dall’essere una piattaforma sociale a essere una camera stagna. Invece di creare nuove relazioni tra le persone, le nostre tecnologie digitali le hanno sostituite con qualcos’altro.
Viviamo con una vasta gamma di tecnologie di comunicazione a disposizione. La nostra cultura, le nostre esperienze sono sempre più spesso mediate che vissute direttamente. Ciononostante, ci sentiamo ogni giorno più soli, più insignificanti. Queste tecnologie, per quanto avanzate, non rafforzano la nostra capacità di stare insieme, la inibiscono. Stanno sostituendo e svalutando la nostra umanità e, in molti modi diversi, minano il rispetto, sia tra di noi che per i singoli. Purtroppo, questo è parte del gioco. Nulla vieta, per fortuna, di cambiare le sue regole.
5.
Le infrastrutture tecnologiche che verranno contengono nozioni ormai datate riguardanti gli esseri umani e il posto che occupano nell’ordine naturale delle cose. I tecnologi delle principali aziende e università tendono a vedere gli esseri umani come il problema e la tecnologia come la soluzione. Quando non sviluppano interfacce per controllarci, costruiscono intelligenze per sostituirci. Queste tecnologie potrebbero essere orientate verso un estensione delle capacità umane e del potere collettivo; al contrario, sono impiegate secondo le esigenze di un mercato, di una sfera politica e di una struttura di potere che confidano nell’isolamento e nella prevedibilità umana.
Il controllo viene messo in atto limitando il contatto sociale e sfruttando il senso di disorientamento e smarrimento che ne consegue. Gli esseri umani si sono evoluti grazie alla capacità di creare un maggior numero di connessioni sociali. Lo sviluppo del cervello, del linguaggio, del concetto di testo, dei media elettronici e delle reti digitali ha spesso cavalcato la necessità di livelli sempre più alti di organizzazione sociale. La rete – solo l’ultimo di questi gradini – ci mette di fronte alla possibilità che il pensiero e la memoria non siano attività strettamente personali, ma di gruppo. Questo potenziale è stato però oscurato dal profondo sospetto di un comportamento possibile come forza collettiva, nonché dalla crescente consapevolezza che le persone socialmente soddisfatte hanno bisogno di meno denaro, provano meno vergogna, si comportano in modo meno prevedibile e agiscono in modo più autonomo. Gli individui pensanti, sensibili e connessi minano le istituzioni che li vorrebbero controllare. L’hanno sempre fatto. Ecco perché i nuovi meccanismi per creare legami e cooperazione tra le persone sono rivolti quasi inevitabilmente contro questo scopo. La lingua che informa viene usata per mentire. Il denaro che promuove il commercio viene accumulato dai ricchi. L’istruzione che allarga la mente dei lavoratori viene usata per renderli risorse umane più efficienti.
Da sempre, l’immaginario disilluso degli esseri umani come folla armata di torce e forconi, incapace di comportarsi in modo intelligente e pacifico, è usata per giustificare la continua e reciproca separazione, la privazione del ruolo di attori autonomi in uno di questi ambiti della vita. Le maggiori istituzioni e tecnologie non sono progettate per ampliare la nostra natura umana, ma per mitigarla o domarla.
Dato che la nostra umanità è vista come un ostacolo anziché una forza, gli impulsi culturali e la ricerca spirituale che ne derivano ci portano a trascendere la nostra personalità: un viaggio fuori dal corpo, lontano dal nostro essere umani, oltre la materia e in qualunque substrato venga feticizzato al momento – sia esso etere, lunghezze d’onda elettriche, realtà virtuale o intelligenza artificiale.
6.
Le reti digitali sono i media che più di recente sono passati dalla promozione dei legami sociali alla loro distruzione – dal nutrire una presunta umanità al distruggerla. Tuttavia, il cambiamento attuale potrebbe essere più profondo e permanente, perché questa volta abbiamo dotato le tecnologie antiumane della capacità di riorganizzarsi. I nostri dispositivi intelligenti si duplicano e si evolvono più velocemente di quanto la nostra biologia possa farlo.
Stiamo inoltre legando i mercati e la sicurezza alla continua crescita e alle capacità sempre maggiori delle nostre macchine. Tutto ciò ci si ritorcerà contro. Siamo sempre più dipendenti da tecnologie costruite sulla presunta inferiorità e spendibilità umane.
Ma la velocità senza precedenti di quest’ultima inversione, dall’ampliamento all’annientamento sociale, ci offre l’opportunità di comprendere il processo che la rende possibile. Se riusciamo a capirlo, riusciremo a porlo in mille altri momenti storici: lo sviluppo dell’agricoltura, dell’educazione, del denaro e della democrazia.
Noi esseri umani – in una sola generazione – stiamo vivendo una svolta epocale in tempo reale. È la nostra occasione. Possiamo smettere di accontentarci ed iniziare a opporci.
7.
È tempo di riaffermare una corrente umana. E dobbiamo farlo insieme – non da singoli giocatori, come ci fanno credere di essere, ma come la squadra che in realtà siamo.
Team Human.
Estratto di Team Human di Douglas Rushkoff, Ledizioni, 2020, 14,90 euro. Scopri di più qui.
Photocredits: Flickr | Astrid Westvang