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Se la scuola ti manca. Sguardi oltre la Dad

di Leo Colonnello*

Che strana cosa sentire la mancanza della scuola. Aver voglia di alzarsi presto, uscire di casa, aspettare un mezzo pubblico strapieno e in ritardo, raggiungere la propria scuola e incontrare le facce scornate dei propri compagni che si accendono una sigaretta prima di passare ore su una sedia scomoda, in un’aula illuminata da una sgradevole luce al neon.
Ma attenzione, aver voglia di rivivere tutto questo non indica una pericolosa inclinazione all’autolesionismo, bensì la consapevolezza che quella routine, a prima vista degna giusto di un sonoro sbadiglio, porta con sé i momenti più significativi della vita di un liceale: scherzare con gli amici all’uscita, sentirsi rapiti da una spiegazione particolarmente appassionante e portarsene appresso il pensiero per giorni interi, scambiarsi occhiate complici mentre si copiano le versioni e tante altre situazioni ordinarie che, nel mezzo di un evento travolgente e totalizzante come una pandemia globale, si tramutano in sogni quasi utopici.

Le prime settimane di chiusura delle scuole le ho vissute come una manna dal cielo: stavo frequentando gli ultimi mesi della quinta al Liceo Classico Manzoni, e l’idea di potermi godere qualche giorno di inaspettata vacanza prima della maturità ha infuso in me e in molti altri una dolcissima serenità, tanto che persino i professori non si preoccupavano di organizzare la didattica, felici anche loro di godersi un po’ di riposo.

Nessuno immaginava possibile che la scuola italiana, con i suoi computer d’anteguerra e Windows XP, si trasferisse sulle piattaforme digitali. E così ci godevamo la vacanza, tanto a Codogno chi c’era mai stato? Ma un giorno, all’improvviso, come per tutti gli studenti e le studentesse d’Italia, la vita è irrimediabilmente cambiata: la mia camera da letto è diventata anche la mia aula, la mia socialità si è ridotta a uno schermo.
Per mesi alzandomi dal letto andavo direttamente a sedermi alla scrivania: quando distoglievo lo sguardo durante le lezioni non vedevo i miei compagni di classe annoiati, ma il mio letto sfatto. Non c’erano più lezioni appassionanti, ma solo un ronzio di sottofondo proveniente dal computer di un professore altrettanto frustrato. Niente più scherzi tra una lezione e l’altra o intervalli in cortile nei primi raggi di tiepido sole primaverile, solo il silenzio dei microfoni spenti e una giornaliera ricerca di novità nel ripetitivo arredo della stanza, ormai prigione.

Certo, la didattica a distanza ci ha alleggerito il carico di studio, ma vi chiedo, cari adulti, di ripensare ai momenti che ricordate con più affetto della vostra esperienza liceale e riconoscere che non c’è niente di più bello, indimenticabile e necessario di vivere esperienze forti e impegnative, anche negative, in compagnia dei propri amici.

E così, quando Sebastiano Leddi e Paola Locati mi hanno chiesto di preparare, insieme alla bravissima Eleonora Sabet, un progetto fotografico per Perimetro che puntasse i riflettori sull’effetto devastante che la didattica a distanza ha avuto sui liceali, non ho esitato: che nessuno dimentichi la situazione psicologicamente annientante che questa pandemia sta avendo sugli studenti e sulle studentesse, perché è stata tolta loro la possibilità di apprendere in maniera sana, di stringere legami solidi e duraturi, di ridere in compagnia nel luogo che maggiormente gli appartiene: la scuola.

Anna Finzi

Cesare Bosi

Tobia Seegatz

Alberto Frigerio

Pietro Pontiroli

Vittoria Taddia

Robert Gasi

 


*Leo Colonnello

Studente di Filosofia alla Statale di Milano, collabora con Perimetro, progetto editoriale cartaceo e digitale che racconta Milano attraverso gli sguardi di brillanti giovani fotografi. Insieme a Sebastiano Leddi, Paola Locati e Eleonora Sabet è l’autore del reportage Sguardi oltre la Dad che indaga come i ragazzi e le ragazze dei licei milanesi hanno vissuto l’ultimo anno di scuola in didattica a distanza con una lente introspettiva e personale. 

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