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La Pixar e l'arte dello zootropio

John Lasseter ha più volte insistito: «Quando si tratta di animazione la tecnologia non è tutto». E per darne una prova ha portato in mostra a Milano – tra i bozzetti dei suoi più grandi capolavori e installazioni in 3D – anche lo Zoetrope della Pixar, una creazione artigianale che recupera il modo di fare cinema primitivo. Costruito apposta per l’occasione, il modellino si fonda sul principio secondo il quale dei soggetti statici prendono vita e si animano in conseguenza ad una rapida successione degli stessi. Si tratta dello stesso fenomeno che permette di vedere un film senza accorgersi dei distinti fotogrammi, con l’illusione anzi della continuità.

Dunque, dimenticate complicati programmi di grafica, per vedere animarsi i protagonisti della saga di Toy Story 3 basta una ruota su cui piazzare in sequenza le statuine tridimensionali dei personaggi (qui sono diciotto per livello), una bella spinta e il gioco è fatto. Via via che lo zootropio prende velocità, i soggetti cominciano a muoversi. Ecco dunque la cowgirl Jessie far ruotare il lazzo sopra la testa, Buzz che si cimenta in salti acrobatici rimbalzando su una palla e Woody in sella al suo cavallo.

Se poi, anziché utilizzare una ruota di legno, si prova ad usare quella di una bicicletta, il risultato è ancora più curioso. La trovata è di Katy Beveridge, studentessa di Londra impegnata nel campo dei nuovi media e del design che ha realizzato uno zootropio inedito sistemando sul telaio della ruota della sua bici una serie di sagome geometriche bianche. Una pedalata ed ecco prendere vita un “film d’animazione in tempo reale”, come spiega la stessa Beveridge sul suo canale YouTube.

I primi zootropi risalgono all’Ottocento. Allora la struttura era costituita da un cilindro con delle feritoie tagliate verticalmente sui lati. Sotto le fessure, sulla superficie interna del cilindro, era sistemata una serie di disegni in sequenza o fotografie: quando il cilindro iniziava a girare, l’utente guardando attraverso le fessure vedeva una rapida successione delle immagini che producevano l’illusione del movimento, l’equivalente di un film insomma.

La Pixar per costruire il suo zootropio in 3D si è ispirata al modello ospitato dal Ghibli Museum, in Giappone, dove per dare il senso della continuità del movimento al posto delle fessure viene utilizzata una luce strobo intermittente.

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