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Il futuro della radio tra contenuti di qualità e "hearable"
Cogliamo l’occasione dell’incontro con Helen Boaden, direttore BBC Radio il 15 marzo 2015 (iscrizioni qui) per esplorare l’universo della radio e le sue frontiere. Mobile, senza fili, multi-dispositivo. Già prima dell’arrivo di Internet, la radio ha anticipato molte delle modalità di consumo che oggi contraddistinguono i media digitali. A tutto ciò andrebbe poi aggiunto quello che da molti è considerato il suo tratto più distintivo: essere stata, ancora prima di Facebook, Twitter e tutti gli altri, un “social media” ante-litteram.
“[Radio] is the original form of ‘social media’ in that it allows you to connect with other people and ideas in your community or beyond, for free; this is what makes radio unique and the reason behind its longevity”.
John Donham, CEO di TuneIn
Un punto di vista, questo, che trova d’accordo anche Helen Boaden, direttore della BBC Radio e prossimo guru in arrivo a MtMG, secondo cui “il potere emotivo della buona radio sta tutto nella sua intimità e nel suo calore”.
Proprio per questa capacità di essere al tempo stesso social ed intelligente, ubiqua e tecnologicamente leggera (e quindi fruibile in più contesti), in molti credono che la morte della radio è stata largamente esagerata. E tra questi c’è anche Helen Boaden:
I’m not someone who believes that radio is a version of the Titanic
Helen Boaden
Rinascita digitale – Alla fine i video non hanno ucciso le radio-star (come, invece, cantavano The Buggles in una famosa hit degli anni ‘70). E nemmeno Internet ha potuto dare il colpo mortale. Anzi, come ha rivelato una ricerca pubblicata nei giorni scorsi, negli Usa il consumo radiofonico è in costante crescita, grazie soprattutto alle sue nuove reincarnazioni digitali che vanno dai servizi di streaming musicale (come Spotify) alle radio personalizzate generate dagli algoritmi (come Pandora), passando per i repository on demand di contenuti audio (Soundcloud, Audioboo, la stessa YouTube con Vevo), fino ad arrivare agli super-aggregatori di stazioni radiofoniche (come TuneIn o la stessa iTunes Radio). A completare il tutto, poi, è un formato nativo come i podcast che, a dieci anni dalla nascita, vivono oggi un momento di forte popolarità.
La lecture di Helen Boaden a RadioDays Europe 2014? Si trova su Soundcloud, ovviamente, insieme a milioni di altri contenuti audio.
Oltre il broadcasting – Per tutti questi motivi, alla radio viene ancora destinato un ruolo centrale nel report pubblicato lo scorso mese dalla BBC “Future of the News” (disponibile qui in formato immersivo e qui in Pdf).
La BBC è ben consapevole da tempo di come i media digitali stiano rivoluzionando i consumi mediali: non solo perché richiedono più multimedialità e interattività, ma anche per le modalità di fruizione sempre multi-dispositivo, come ben dimostra questo video realizzato nell’ambito del report.
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In questo nuovo scenario, in cui i media ci inseguono dal salone di casa all’auto, passando il parco in cui andiamo a correre e l’ufficio in cui lavoriamo, la radio sembra avere un vantaggio competitivo rispetto ad altri media: è già lì.
[In ten years] there will be more radios in bedrooms, bathrooms, kitchens and, of course, cars. So, here’s an unfashionable prediction: the TV news and radio bulletins; the long-form TV and radio current affairs documentary that explains and investigates; the inquisition in a radio or television studio of public figures – these formats will all be in rude health in 10 years’ time. They will all prove surprisingly durable.
Il tutto, però, con la consapevolezza che:
Of course, the way we find and tell stories within them will have to change, and this work may not be broadcast into most people’s homes, they will get it over the internet. Those connected devices – and the people who use them – will expect much, much more of the BBC, too.
Tra tecnologia e contenuti – Secondo Nic Newman, autore del Digital News Report del Reuters Institute for the Study of Journalism e autore ogni anno di alcune interessanti “Media and Journalism Predictions”, il 2015 segnerà una rinascita dell’audio dovuta soprattutto al boom dei dispositivi mobili connessi a Internet. Tra questi non c’è solo lo smartphone o i nuovi smartwatch, ma anche una interessante variante dei wereable definiti “hearables”,dispositivi da indossare che svolgono funzionalità di assistenti virtuali da azionare con i comandi vocali. Un po’ come quelli nel recente film di Spike Jonze “Lei”. (Wired spiega bene cosa sono).
Wearables, hearables, nearables and payables will be some of the buzzwords of 2015 as the mobile revolution takes the next great leap.
Nic Newman
C’è da scommettere, che la diffusione degli hearable porterà anche a una nuova domanda di contenuti audio. Ma questa è solo metà della storia secondo Helen Boaden: oltre a prevedere che la radio del futuro sarà sempre più on-demand e “aumentata” da video e immagini, la direttrice della BBC Radio è convinta dell’importanza dei “contenuti originali e di alta qualità”. Ed è su questo piano che si gioca la partita della radio per restare rilevante nelle nostre vite digitali.
Digital innovation is essential to keep radio relevant, but it is only half the story. When choice proliferates and competition intensifies, high-quality, distinctive content will become even more important.
Helen Boaden