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Food & Digital Technology. La realtà aumentata va al supermercato
Ci ha pensato Carlo Ratti, una vecchia conoscenza di Meet the Media Guru, a portare la realtà aumentata al supermercato. Lo ha fatto con il Future Food District, padiglione tematico di Expo 2015 che trasforma le classiche corsie verticali piene di merce in una distesa orizzontale di espositori sormontati da schermi interattivi trasparenti. Sotto i prodotti, sopra tutte le informazioni relative al latte, alle uova o al vino che teniamo in mano: un’etichetta digitale molto più leggibile e interattiva di quella a cui siamo abituati.
“Ogni prodotto ha una storia da raccontare – spiega sul suo sito Ratti, direttore del SENSEable City Lab del M.I.T. – Oggi queste informazioni raggiungono il consumatore in modo frammentato. Ma ben presto potremo scoprire tutto ciò che c’è da sapere sulla mela che stiamo guardando: l’albero sul quale è cresciuta, la CO2 che ha prodotto, i trattamenti chimici che ha subito e il viaggio compiuto prima di arrivare sullo scaffale del supermercato”.
Da qui a dieci anni – siamo reduci da #FutureWays mica per niente – faremo la spesa così, carrello saldamente in pugno e sguardo in su a scorrere prezzi, verificare origini e componenti nutritive per conoscere la “storia” di quello che serviremo in tavola? Probabile. A Future Food District succede già. Il personale non bada più al robot-commesso che prepara centrifugati e frullati, mentre i visitatori-clienti vivono un’esperienza della quotidianità in modo nuovo, con un approccio comunicativo all’acquisto consapevole.
La digital technology sta rinnovando il modo in cui conosciamo (e interagiamo con) il cibo, con un taglio rivolto allo storytelling che, pure, arriva da lontano. Ricordate quando, da bambini, accompagnavano i grandi al mercato e, immancabilmente, il fruttivendolo di fiducia consigliava cosa comprare, forniva dritte e informazioni sui prodotti esposti sul suo banco? Quel mondo di saperi e storie esiste ancora, ma ha preso la forma di schermi interattivi, meno romantici, ma più esaustivi.
Un’altra superficie, quella dello smartphone, è l’interfaccia attraverso cui operano numerose App anti-spreco come le statunitensi Waste No Food, che dona il cibo in eccesso a chi ne ha bisogno, PareUp, che promuove sconti per i prodotti vicini alla scadenza, e l’italiana (nonostante il nome) Bringthefood, che mette in contatto domanda e offerta di cibo in surplus fra privati, aziende e associazioni di volontariato. La tecnologia così si unisce alla sharing economy con l’obiettivo di promuovere una gestione efficiente e solidale del cibo.
Ferma lo spreco di cibo. Registrati ora su http://t.co/Yl4P0QTs61 per donare il cibo in eccesso. #foodwaste #sprecoalimentare
— Bring the Food (@bring_the_food) 22 gennaio 2015
Il legame fra cibo e innovazione sta passando dall’essere tutto centrato sulla produzione alla comunicazione, proprio come accade per gli altri nodi cruciali della nostra vita quotidiana. Non più macchine, ma informazioni.
Profilare i clienti, conoscerne gusti e bisogni è da sempre uno degli aspetti fondamentali nella gestione della filiera alimentare. Ciò che è cambiato è lo spazio dentro al quale queste notizie si muovono. Un territorio che, negli ultimi anni, si è fatto sempre più virtuale (lo store on line) oltre che reale (il supermercato). La tecnologia ha garantito praterie di dati “freschi” per ambo i fronti. Progressivamente si è passati dal targeting all’engaging attraverso Social Media, E-Commerce e Email Marketing. Ne sono un esempio le case histories presentate nel recentissimo WhitePaper sul Food di MailUp.
C’è poi chi preferisce ancora promuovere il suo evento Food usando molto i 5 sensi e un pizzico di tecnologia, giusto un po’ di tam tam su Facebook e Twitter, ma la gran parte del buzz è affidato al passaparola. Potere del cibo.