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Focus Online #3 | Around Reading
Marco Ferrario, manager culturale nel mondo dell’editoria e dei podcast, e Paolo Armelli, giornalista freelance esperto di editoria, letteratura e cultura pop, partendo dall’incontro con Henry Jenkins, si sono confrontati sul tema della transmedialità all’intero di prodotti della cultura popolare.
Marco Ferrario è partito dal caso più studiato negli ultimi trent’anni quando si parla di transmedialità: Star Wars. In alcuni casi di fenomeni di cultura popolare, come Harry Potter, Friends, i Beatles, Lego e Fortnite, per l’accesso ai contenuti c’è una convergenza di diversi device. Al contrario, il consumo transmediale, tipico della generazione alfa (i nati dagli anni ’10 del XXI secolo) viene caratterizzato dal passaggio da un contenuto all’altro tramite un unico device.
Un esempio di fenomeno transmediale italiano è Zerocalcare, che è partito dalla pubblicazione di fumetti per arrivare, recentemente, alla serie tv “Strappare lungo i bordi” prodotta da Netflix. Storytel ha realizzato un audiolibro per narrare il fumetto “Kobane Calling”, scegliendo le voci di Emanuela Fanelli e Stefano Fresi. In “Strappare lungo i bordi”, al contrario, Zerocalcare ha deciso di utilizzare la sua voce per narrare, un elemento importantissimo per la narrazione.
L’audiolibro è un mercato recente, ancora piccolo e in espansione, perciò può essere utile far interpretare la narrazione di una storia classica a personaggi di rilievo, come è avvenuto per il Canto di Natale di Dickens narrato da Toni Servillo e Violante Placido. Così facendo si allarga il bacino di utenti che normalmente non si approccerebbe a questo mondo.
Il podcast, invece, è un formato più ampio che può comprendere diversi contenuti, come avvenuto nel caso de La Città dei Vivi di Nicola Lagioia che ha riscritto la storia dei podcast e da cui sta nascendo un’opera teatrale. Un altro esempio importante è quello di Galatea, un’app di una società tedesca, il cui team editoriale seleziona delle storie e crea delle esperienze con sound design, immagini e filmati con l’aiuto di sceneggiatori che traspongono l’ambientazione scritta, rendendola un’esperienza diversa dal semplice podcast. Questo tipo di esperienze transmediale si rivelano di grande successo, contando quattro milioni di utenti attivi in pochi anni.
Altri esempi di transmedialità si possono trovare anche in eventi, come il festival Mantova o il Lucca Comics, dove molte persone si ritrovano e scendono in piazza, e nei festival di gaming dove vi è una grande interazione con gli schermi. Un esempio è il successo di Fortnite, che ospita eventi virtuali che raccolgono milioni di partecipanti da tutto il mondo.
Un aspetto importante è valorizzare la complessità narrativa che questi universi transmediali presentano, in cui i ragazzi si immergono con più facilità rispetto agli adulti che da anni stanno cercando di gestire questa contaminazione.
Paolo Armelli parte, invece, dal mondo delle serie tv. Citando alcuni celebri esempi, come Game of Thrones, You, Big Little Lies, Armelli sottolinea come tutti queste serie sono accumunate dall’essere tratte da libri, più o meno recenti e con connessioni più o meno evidenti. L’esplosione dello streaming, accompagnato al mutamento delle abitudini del pubblico, ha portato a un mercato delle serie tv sempre più ampio e la nascita di nuove piattaforme.
Sorge, quindi, una domanda: dove si trovano queste storie? Si può, ovviamente, scrivere storie originali ma richiede uno sforzo produttivo importante e una grande varietà fa riferimento a storie già esistenti, ci si rivolge a un pubblico a cui non si deve spiegare nulla da zero e a fandom già esistenti. In questo modo, franchise già noti e popolari suscitano ancora più curiosità per orientarsi in questa “marea di proposte seriali”, come la definisce Armelli.
I generi di queste proposte sono limitati a fantasy, horror e distopico, perché hanno caratterizzazioni precise e il pubblico è già abituato a questo a questo mondo strutturalmente transmediale. Gli esempi sono vari: Netflix, che nella sua app ha integrato videogiochi; Spotify che riassume i trend di ascolto, mettendo in classifica anche i podcast (su cui la piattaforma sta investendo molto); o ancora, Amazon Prime Video, che propone un servizio omnicomprensivo con film, serie tv, audiolibri, foto, libri in digitale. Gli utenti sono orientati in un mondo con grandi e vasti contenuti e l’esperienza di estende oltre lo schermo dello smartphone. Ricollegandosi al primo esempio citato da Ferrario, Star Wars ha creato un rendering dello Star Wars Hotel, i cui diritti sono della Disney, applicando così il modello di Disneyworld in cui si è completamente immersi nell’esperienza dal vivo.
I generi sono limitati: fantasy, horror, distopico perché hanno caratterizzazioni precise e il pubblico è già abituato e tutto sta convergendo in un mondo strutturalmente transmediale. Ad esempio, Netflix nella sua app integrerà i videogiochi, Spotify riassume i trend di ascolto e nella classifica ci sono anche i podcast su cui sta investendo molto, o ancora Prime che è un servizio omnicomprensivo con film, serie, audiolibri, foto, libri in digitale e tanto altro ancora. Gli utenti sono orientati in un mondo con contenuti grandi, ma sono tanti e l’esperienza si estende oltre lo schermo del nostro smartphone. Star Wars, ad esempio, ha fatto un rendering dello star wars hotel, i cui diritti sono della Disney e quindi ha applicato il modello di Disneyworld in cui si è completamente immersi nell’esperienza dal vivo.
C’è un nuovo concetto di originalità nel mercato globale transmediale, che non vuol dire impoverimento o omologazione. Innegabile è una certa dose di appiattimento, ma il mercato globale è in grado di imporre le sue peculiarità e una nuova epoca di ridistribuzione dei contenuti crea un pubblico più consapevole, rispetto al pubblico della tv generalista. Le serie, inoltre, fanno anche da traino alla lettura e i consumatori di oggi sono assorbiti più che ma. Bisogna, quindi, saper parlare nell’offerta editoriale.