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Ecco come il design cambia le nostre vite
“Mutant Materials in Contemporary Design” è il titolo di una delle prime mostre curate al MoMA da Paola Antonelli, ospite a MtMG il 10 aprile 2014. Un’esibizione che provava a indagare il lato materiale del design e, in particolare, come le nuove tecnologie possono essere utilizzate per “personalizzare, estendere e modificare le proprietà fisiche dei materiali e così inventarne di nuovi con un potenziale di cambiamento”. (Da guardare il sito “interattivo“ della mostra, ancora disponibile online: è un piccolo reperto del primo web, quando le pagine erano compilate con semplice HTML; ma anche un monito per tutte le istituzioni culturali che, dopo la chiusura di un’esibizione, non si prendono più cura del sito online o non sanno “archiviarlo” in maniera corretta).
Questo power of change sarebbe poi restata una delle costanti delle successive mostre curate da Paola Antonelli al MOMA. Un cambiamento da intendersi non solo a livello autoreferenziale (come cambia il design al suo interno), ma soprattutto in rapporto agli altri ambiti (scienza, tecnologia e, soprattutto, la società). Dalla graffetta per i fogli alla @ delle email, passando per i nanodispositivi realizzati nei laboratori di avanguardia e le interfacce immersive sviluppate in Silicon Valley come pure in Africa, il buon design si contraddistingue sempre per un potenziale di cambiamento che apporta dentro le nostre vite. Un potenziale che anche i musei devono incarnare, cambiando le logiche di interazione e coinvolgimento degli spettatori.
Ecco un percorso in 5 mostre curate da Paola Antonelli che dimostra proprio il potenziale trasformativo del design.
1) Humble Masterpieces (2004)
Humble Masterpieces, esibizione organizzata nel 2004, vuole proprio dare dignità artistica a quei piccoli oggetti che utilizziamo ogni giorno e a cui non diamo mai troppa importanza. Antonelli ne selezionato 120 nella sterminata collezione di oggetti quotidiani che il MOMA ha iniziato a raccogliere fin dal 1929. Dalle graffette ai post-it, passando per le cerniere zip, i Lego e i Chupa-Chups, questi oggetti offrono “un perfetto equilibrio tra forma e funzione”. Sono, cioè, “veri e propri capolavori di arte e design che meritano la nostra ammirazione” (dall’introduzione di Paola Antonella, disponibile qui).
2) SAFE: Design Takes On Risk (2005)
Al MOMA arrivano più di 300 oggetti e prototipi pensati per proteggerci dalle situazioni di rischio. Si tratta di oggetti che ricoprono “tutto lo spettro umano di paure e preoccupazioni, da quelle più banali a quelle più eccezionali, dalla paura del buio e della solitudine ai rischi dei terremoti e degli attacchi terroristici”.
Anche qui un sito interattivo permette ancora oggi di “visitare” la mostra online. E così visualizzare gli oggetti di design più disparati: dalla borsa di pronto intervento commissionata a Frédéric Ruyant dalla Croce Rossa alla Basic House dell’artista spagnolo Martín Ruiz de Azúa.
3) Design and the Elastic Mind (2008)
Supermostra del 2008 che indaga le connessioni sempre più frequenti tra design e scienza, attraverso il suggestivo concetto-guida di “mente elastica”. Dal design organico ai nanodispositivi, passando per il 3D sketching e la visualizzazione dei dati, l’esibizione dimostra come si può affrontare la complessità del mondo contemporaneo grazie a una mente elastica.
4) Talk to Me: Design and the Communication between People and Objects (2011)
Gli oggetti che ci circondano ci parlano sempre più spesso. E cambiano le regole della comunicazione. Altra super-mostra che indaga come mutano le logiche di interazione quando i dispositivi connessi (la cosiddetta Internet delle Cose che sta prendendo forma intorno a noi) irrompono nella nostra vita quotidiana. Dagli schermi del Bancomat ai videogiochi, passando per le interfacce immersive del web, la dimensione comunicativa è ormai incorporata (e resa esplicita) in ogni oggetto di design.
5) Applied Design (2013)
Dal detonatore di mine di Massoud Hassani all’orologio biologico artificiale , passando per il vaso costruito dalle api di Tomáš Gabzdil Libertíny e i segnali di emergenza interattivi, l’ultima mostra curata da Paola Antonelli al Moma insiste proprio sul potenziale trasformativo (e non di semplice abbellimento) degli oggetti di design. L’esibizione porta dentro al Moma anche 14 videogiochi cult (Pacman, Tetris, etc), inaugurando così una nuova sezione del museo dedicata alle opere elettroniche interattive.