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Dalla Boeing alla Pixar: breve storia della computer art / 2

Ingegneri e artisti: un felice connubio

di Maria Grazia Mattei

 

Nella prima decade della computer grafica, ingegneri e informatici lavoravano a stretto contatto con artisti provenienti dall’arte visiva, come Lillian Schwartz, pittrice e personaggio di rilievo nella scena underground newyorkese, o Vera Molnár, esponente femminile del gruppo d’arte programmata parigino Grav. Non a caso Ken Knowlton, che insieme a Ken Harmon ricevette nel 1967 l’incarico di creare un murale per gli uffici della Bell Telephone, pensò di produrre qualcosa “nell’idioma di un’arte moderna”, cioè quello informatico. Knowlton realizzò un murale di oltre tre metri di lunghezza utilizzando caratteri alfanumerici e diede così il via ad una serie di ricerche visive fondate sulle regole della percezione: texture, effetti di profondità e di movimento attraverso software appositamente elaborati. Prendeva forma la nuova grammatica delle immagini sintetiche.

«È possibile sperimentare nuove forme visive… Il computer permette di esplorare alcuni nuovi aspetti della percezione umana», scriveva proprio Knowlton, che collaborò spesso anche con artisti come Lillian Schwartz. Sempre in quel periodo si gettarono le basi dell’interazione uomo-macchina, sia attraverso l’innovazione tecnologica (famosi sono gli studi di Ivan Sutherland, il noto informatico che mise a punto sistemi di interfaccia con il computer come la penna ottica o il primo casco di Realtà Virtuale), sia attraverso una ricerca più culturale. Ad esempio, in Giappone operava in quegli anni il Computer Technique Group, che realizzò una serie di installazioni interattive, come “Computer painting machine N1”, che permettevano al pubblico di creare un’immagine sintetica su grande schermo semplicemente muovendosi nello spazio della galleria.

Il primo decennio fu caratterizzato da una forte ondata di sperimentazione linguistica estetica, condotta parallelamente all’evoluzione tecnologica; e contrariamente a quanto sarebbe avvenuto negli anni Ottanta, tecnici e artisti erano impegnati in ugual misura nella scrittura originale dei programmi. È difficile tracciare in questo periodo una linea di demarcazione tra la computer grafica sviluppata per scopi industriali o scientifici e quella nata con finalità estetiche. Uno dei centri più attivi nel campo della computer grafica e dei film animati con il computer è stato anche il Department of Art dell’Ohio State University, che nel 1970 festeggia il suo centenario con una mostra dedicata ai sistemi interattivi audiovisivi. L’artefice di questo evento è Charles Csuri, uno dei più attivi sostenitori della ricerca espressiva con il computer e uno dei primi a sviluppare programmi di animazioni. Come più tardi Peter Földes, Csuri si concentra già agli inizi degli anni Sessanta su tecniche per l’animazione come l’interpolazione, la trasformazione di un segno in un altro, di un’ immagine in un’altra: è rimasto famoso il suo Hummingbird,1968, trasformazione di un disegno caotico in un colibrì, primo morphing della storia. Ma Csuri è anche impegnato sul versante della computer animation tridimensionale, che già in quegli anni comincia ad interessare sia il mondo scientifico e industriale che quello della comunicazione.

[Continua…]

 

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