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Bookmark! Startup da un miliardo di dollari
#Tumblr
“Come questo ragazzo è riuscito a costruire un social network da 500 milioni di sterline”. Così recitava una storia di copertina di Wired UK dello scorso anno (febbraio 2012), in cui campeggiava il faccione di David Karp, il giovane fondatore e CEO di Tumblr. Nel giro di un anno le quotazioni del servizio di microblogging sono però quasi raddoppiate, tanto che ora – come ha riportato il Wall Street Journal – è stato acquistato da Yahoo per 1,1 miliardi di dollari. Si tratta di una somma simile a quella con cui lo scorso anno Facebook ha rilevato Instagram, altra startup sulla cresta dell’onda.
Credit: Wired Uk/ Chris Crisman
Al di là dell’essere due “startup da 1 miliardo di dollari”, Tumblr e Instagram hanno anche altri punti in comune: un numero di utenti molto simile (più di 100 milioni); una forte penetrazione nel settore mobile; un’aura di coolness tra i giovani utenti (Tumblr, in particolare, è molto popolare nella fascia 13-18 anni). Per Marissa Mayer, da poco nominata CEO di Yahoo dopo una lunga carriera a Google, si tratta di un colpo grosso, che riporta la compagnia alla popolarità del 2005, quando acquistava alcune delle startup più ambite come Flickr e Delicious (ai tempi bastava sborsare molto meno per comprare una startup: 35 milioni per la prima, tra i 15 e i 30 milioni di dollari per la seconda).
Credit: Mashable
#Startup
Passando dagli Stati Uniti all’Italia, anche da noi inizia a crescere la visibilità delle nuove forme di impresa: le srl semplificate e le startup innovative piacciono agli italiani, soprattutto in quanto risposte efficaci alla crisi economica. E’ quanto risulta da un sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli e presentato nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati.
Secondo il 62% degli italiani intervistati la srl semplificata aiuta a creare occupazione per i giovani e a combattere la crisi.
1 giovane su 5 al di sotto dei 35 anni ha dichiarato che potrebbe approfittare della possibilità di aprire un’impresa versando solo un euro
Grande successo con il 66 % di gradimento anche per la legge sulle “start up innovative” (contenuta nel decreto legge 179/12) che consente a nuove società con sede principale in Italia e che si occupano di attività di ricerca con alto contenuto tecnologico di ottenere incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche sia nella registrazione che nella gestione dei rapporti di lavoro.
Credit: Registro delle Imprese
#Ebook
9.000. E’ il numero di libri pubblicati in versione ebook in Italia nel corso del 2011. Questi e altri dati (qui un’infografica di Sky.it) sul mercato dell’editoria digitale in Italia sono disponibili nell’ultimo rapporto dell’Istat dedicato alle abitudini di lettura degli italiani. L’istituto nazionale di statistica rivela anche che:
Solo 1 ebook su 4 contiene anche funzionalità aggiuntive rispetto al corrispettivo cartaceo (come, ad esempio, link o altri elementi multimediali); –
Il 79,1% è protetto da DRM o altri lucchetti digitali; –
Il 55,9% viene offerto in formati più aperti, come ePub.
Credit: Wikimedia
Sempre in occasione del Salone del Libro di Torino, l’Associazione Italiana Editori ha presentato una interessante ricerca sul presenza sui social network delle principali case editrici italiane.
Il 58,9% delle case editrici che pubblicano più di 16 titoli l’anno usa i social (…) In primis usano Facebook (circa la metà degli editori italiani, al secondo posto usano Twitter (il 39,3% degli editori), ma avanza anche l’utilizzo di social più visivi come YouTube, Pinterest Flickr che segnano un (impercettibile) spostamento verso un nuovo tipo di comunicazione editoriale: un tempo erano le copertine dei libri da sfogliare, oggi sono video, booktrailer e immagini a catturare l’attenzione.
Non a caso cresce la percentuale di chi sceglie un determinato titolo proprio attraverso il web: era l’11% nel 2007, il 15% nel 2009, si arriva al 19% nel 2012.
#Swartz
Si chiama Strongbox e, come dice il nome, vuole essere una cassetta di sicurezza, dove chiunque può depositare in maniera anonima le soffiate, con maggiori garanzie di sicurezza rispetto ad altri siti simili (come WikiLeaks). E’ l’ultima iniziativa lanciata dal settimanale New Yorker, noto per i suoi lunghi e accurati reportage. L’idea è quella di dar vita a un luogo dove si può condividere di materiale scottante ma, allo stesso tempo, offrire una migliore verifica e contestualizzazione (aspetti per cui è stato spesso criticato il servizio di Julian Assange).
Strongbox è stato realizzato con il contributo di Aaron Swartz, l’attivista per le libertà online che si è suicidato lo scorso gennaio (Swartz aveva lavorato anche con l’ospite di MtMG Lawrence Lessig per le licenze Creative Commons). Insomma, un suo ultimo regalo per un web più libero.
Credits: New Yorker