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Mapping the NFT Revolution | Intervistiamo Andrea Baronchelli

Mapping the NFT revolution non è solo un’opera che raccoglie milioni di dati e immagini rielaborate e “reimmaginate” dalla collaborazione tra l’intelligenza artistica di Mauro Martino e la Intelligenza Artificiale, è anche il risultato di un progetto che vede la partecipazione e il coinvolgimento di uno staff di competenze senza le quali non avremo questo bellissimo “datafilm“, visibile nella nostra fino al 28 settembre.
Conoscere il loro apporto, sentire le loro parole serve a conoscere in profondità il senso di quest’opera.
La prima intervista che vi proponiamo è a Andrea Baronchelli, che ha curato il coordinamento scientifico del progetto.

Andrea Baronchelli

MEET – Sistemi complessi, dinamiche dei sistemi decentralizzati… Suona difficile. ma la complessità emerge chiara, direi palpabile dalle immagini di Mapping the NFT revolution,  ma come questa complessità emergente diventa arte? come le “dinamiche sociali”, i dati, si intrecciano con l’estetica?

Andrea Baronchelli – Arte e scienza sono due strumenti per conoscere il reale, e in quanto tali conversano da secoli. La scienza ci fa comprendere meglio l’universo in cui in cui viviamo, noi e l’artista stesso, e quest’ultimo a sua volta ci illumina interpretando la realtà con la sua soggettività. Così facendo entrambi i processi contribuiscono a modificare il mondo che abitiamo e che, a sua volta, vogliamo comprendere meglio. Si pensi al rapporto tra psicanalisi e artisti quali Pirandello e Proust o alla passione di Dali’ per la teoria della relatività.

Più recentemente, il dialogo tra scienza e arte si e’ intensificato grazie al digitale. Il dato digitale diventa oggetto di visualizzazione, e quindi di arte, e la visualizzazione a sua volta può aiutare il ricercatore stimolando domande e nuove direzioni di ricerca. Nel caso degli NFT, il dato stesso ha un aspetto visivo e artistico. L’intreccio arte-scienza e’ quindi naturale come non lo e’ mai stato prima, ma e’ anche nuovissimo nelle sue modalità, aprendo potenzialità di esplorazioni enormi.

MEET – L’informazione è -astrazione azzardata – la materia prima e di base, come se fosse pigmento, con il quale Mauro ha composto Mapping the NFT revolution,  rivelando, cito testualmente le sue parole “il paradosso di un mercato dell’arte digitale (gli NFT), come opera d’arte esso stesso”.
come è avvenuta la raccolta e la selezione dei dati?  e i dati sono stati raccolti “filtrati” dal desiderio dell’artista o come materia grezza sono stati dati alla IA?

Andrea Baronchelli – I dati sono stati raccolti per motivi scientifici, cercando di ottenerne il maggior numero possibile. Per motivi di visualizzazione, Mauro ha poi usato una porzione ridotta di questi dati. La prima parte dell’opera presenta approssimativamente cinquecentomila immagini, ossia circa un ventesimo del dataset, selezionati in modo che fossero statisticamente rappresentativi.

Dal punto di vista della ricerca, il nostro interesse consiste nell’analizzare le dinamiche sociali che si sviluppano intorno a una tecnologia disintermediante quale la blockchain. Dopo anni di ricerche sul mondo delle cryptocurrency, analizzare le dinamiche del mercato degli NFT era per noi naturale. E abbiamo avuto la fortuna di muoverci per primi. I nostri lavori, il primo dei quali si intitola proprio “mapping the NFT revolution”, sono oggi riferimenti nel campo.

Gli NFT sono un oggetto di ricerca interessantissimo. Permettendo di stabilire un rapporto diretto tra artista e compratore, eliminano la necessità della galleria e quindi sovvertono radicalmente le regole del gioco sia per i creatori che per gli acquirenti (siano questi collezionisti o speculatori). In questo panorama, la galleria ha già acquistato, come il museo, un ruolo nuovo di selezione di valore nell’economia dell’attenzione. Gli NFT sono troppi, il curatore e’ necessario. A una prima pulsazione di decentralizzazione ne sta seguendo una centralizzante. Ma questo e’ probabilmente un altro discorso.

MEET – L’opera di Mauro è il combinato della sua creatività e delle competenze che con lui hanno cooperato. Non   è un caso che definisce la sua opera “data film” e come i film ha una troupe che lo produce.
Il tuo lavoro ha avuto sinergie particolari, immagino ad esempio con Luca che si occupava della IA oppure c’è’ stato un approccio interdisciplinare comune?

Andrea Baronchelli – Il mio lavoro e’ scientifico, e insieme ai miei collaboratori tra cui Mauro stesso, siamo partiti dai dati per comprendere la nascita e lo sviluppo del mercato degli NFT. Il primo articolo voleva caratterizzare e quantificare le tendenze finanziarie legate e la struttura delle reti di scambio degli NFT, interrogandosi allo stesso tempo sul ruolo che l’immagine potesse, o non potesse, giocare in tutto questo. La parola “mapping” non e’ casuale.

Come sempre, però, un progetto di ricerca risponde a poche domande e ne genera tante altre. Mauro ha inizialmente creato una visualizzazione per il nostro articolo. Questo da una parte ci ha mostrato aspetti dei dati che avevamo sottovalutato, aprendo la via per un nuovo articolo (ora pubblicato) e dall’altra ha reso manifeste le potenzialità artistiche del dataset. Che Mauro ha splendidamente esplorato in questa mostra.

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