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I 5 principi dell’innovazione culturale secondo Timpson

Con il progresso tecnologico cambiano anche le abitudini e le aspettative delle persone. Studiando l’interazione dei visitatori all’interno dei musei, l’esperto canadese di innovazione culturale Corey Timpson ha compreso come il digitale, l’usabilità e l’accessibilità oggi debbano essere imprescindibili quando si parla di design. Questo il tema del suo intervento sull’inclusive design che il 16 maggio alla Triennale ha coinvolto oltre 300 persone. Guarda la lecture.

L’esperienza acquisita nel corso degli anni ha portato Timpson ad individuare cinque principi che oggi sono alla base del processo di storytelling all’interno di uno spazio museale. Li riassumiamo di seguito.

Esperienzialità

Per tradizione il museo nasce come luogo volto a raccogliere e preservare materiali da esibire garantendo contemporaneamente apprendimento e cultura. Secondo Timpson è fondamentale che il museo offra un’esperienza che porti il visitatore a intraprendere un’attività di ricerca sulla base di ciò che ha fruito. Solo grazie a un’esperienza rilevante è possibile avviare un dialogo esclusivo con il visitatore personalizzando la visita a seconda delle esigenze di ognuno, per offrire partecipazione e apprendimento maggiori.

Inclusività

Il nuovo fruitore dei contenitori culturali si aspetta un nuovo tipo di inclusività. Con l’obiettivo di rendere il contenuto di una mostra accessibile ad un pubblico sempre più ampio è necessario progettare tenendo conto fin dall’inizio delle differenti tipologie di target e delle possibili limitazioni. Per Corey Timpson il designer deve operare appellandosi alla sua forte creatività per dare origine ad un prodotto facilmente fruibile a tutti. Questo è l’inclusive design: progettare tenendo conto di tutte le differenze umane sin dal principio, dove l’impossibile diventa possibile grazie alla tecnologia. Questo l’inclusive designer come nuova figura che rende realmente accessibile la cultura.

Multisensorialità

Attive o passive, fisiche o digitali, tattili o audio, esistono innumerevoli possibilità di esperienze multisensoriali. Guardare, ascoltare, toccare: secondo Corey Timpson è fondamentale che lo spettatore venga coinvolto da molteplici esperienze in grado di sollecitare più sensi. Per Timpson la multisensorialità ha il beneficio di superare le differenze, trovando un codice di comunicazione unico che permetta a chiunque di raccontare storie e viverle attraverso i sensi, oltrepassando i confini e le diversità linguistiche, fisiche e di genere.
Nella mostra Sight Unseen le fotografie esposte erano state scattate da non vedenti: “Il mio obiettivo non era solo spingere ulteriormente i confini dell’inclusività, rendere una passiva grafica 2D attiva che interattiva” ha spiegato Corey Timpson durante la lecture. “Collaborando con 3DPhotoworks abbiamo ricreato rappresentazioni tattili e audio rendendo accessibili immagini a chi non poteva vederle con i propri occhi. Questa è la multisensorialità: vedere le immagini con orecchie e mani”.

Interattività

Se esistono esperienze attive (fare qualcosa) e passive (far fare), per Timpson solo la combinazione delle due consente al visitatore di impattare realmente sull’esperienza di cui si rende partecipe: non basta utilizzare schermi touch con cui sfogliare delle informazioni, occorre istituire un dialogo multidirezionale tra il visitatore e il contenuto della mostra. Nella mostra Rights of Passage: Canada at 150 presso il Canadian Museum for Human Rights di Winnipeg, il visitatore si ritrovava in un’area in cui la propria presenza veniva rilevata, generando nell’ambiente circostante un’onda di colore che interagiva con quella degli altri presenti. Il visitatore diventa così una variabile nell’equazione che definisce l’esperienza nel museo con un mix di attivo, passivo e interattivo che consente un engagement prolungato. Uno strumento, questo, per educare all’attenzione e alla responsabilità verso le altre persone presenti nello stesso ambiente.

Immersività

L’immersività comprende differenti forme di presentazione del materiale museale (fotografie, documentari, video-animazioni) allo scopo di poter raggiungere target con diverse tipologie di apprendimento e preferenze. Per creare un’esperienza immersiva è necessario istituire esperienze multisensoriali. Nella mostra Stitching Our Struggles sulla libertà di espressione in America Latina, ad esempio, i visitatori hanno potuto entrare all’interno di un villaggio del Sud America utilizzando i visori per la realtà virtuale, attraverso cui hanno potuto visualizzare un video a 360° e ritrovarsi così al centro della vita di una comunità.

 

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