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Nice to MEET you

Questa è la storia di una trasformazione

di Paolo Iabichino

Quando accade nel mio lavoro di ogni giorno viene sontuosamente chiamata “brand transformation”. Ma qui si trattava di Meet the Media Guru, la straordinaria creatura di un’amica come Maria Grazia Mattei che dentro questa realtà ha investito energia, tempo, fatiche e un pezzo importante della sua vita. Non era il restyling dell’immagine coordinata, non era il nuovo sito e neanche si trattava di scrivere un altro video-manifesto. Mi era già capitato in passato di affiancare Maria Grazia nella direzione creativa di questi oggetti, ma qui la richiesta era di tenere a battesimo la nascita del nuovo centro internazionale per la Cultura Digitale. C’era di mezzo Fondazione Cariplo, un investimento importante per la città di Milano, la storia di Meet the Media Guru che doveva restare tra le maglie di questa nuova creatura, l’affezione psicologica ed emotiva di Maria Grazia che doveva essere accolta, rispettata e ascoltata. Tantissime variabili che dovevano essere incrociate, allineate ed esaltate per realizzare un progetto ambizioso come questo.

Le prime settimane le abbiamo spese per cercare di dare un nome al Centro.
Si voleva trasmettere la fisicità dello spazio, evocare la paternità di Meet the Media Guru da cui tutto questo prendeva le mosse, coniare sì una nuova realtà per la Cultura Digitale, ma allo stesso tempo trasmettere quello che è sempre accaduto in quasi quindici anni di appuntamenti con i più grandi protagonisti mondiali del pensiero contemporaneo, arrivati a Milano per aprire i nostri orizzonti. E la soluzione era lì da giorni, era nel primo documento che Maria Grazia aveva discusso con i suoi interlocutori. Era già scritto. Solo che nessuno l’aveva ancora visto come un naming e ancor meno come un possibile brand. E invece MEET diceva la cosa più importante che stavamo cercando: “incontro”; diceva che dietro questa realtà c’era Meet the Media Guru e da qui prendeva le mosse per sottolinearne le intenzioni, la vocazione e i presupposti che da lì avremmo dovuto seguire per l’intero impianto progettuale. C’era il team di Meet the Media Guru al gran completo, Sara Angelini, Lorenza Delucchi, Matteo Camporeale, senza i quali tutto questo non sarebbe stato possibile. C’erano gli amici Nicola Bruno e Francesca Folda  come advisor competenti e specializzati su ogni nostra decisione. Eravamo pronti, spaventati ed emozionati.

Ho conosciuto Alessandro Boscarino, credo di non esagerare nel definirlo come uno dei più bravi e ostinati graphic designer in circolazione. Insieme a lui ho lavorato per creare il brand system di MEET. Un alfabeto visivo in cui la nuova realtà sembrava voler stringere la vecchia in un abbraccio dinamico e responsivo. Un’identità liquida la sua, in grado di declinarsi in una moltitudine pressoché infinita di linguaggi che celebrano Meet the Media Guru e allo stesso tempo salutano una realtà inedita, iniziando quel percorso di migrazione che si compirà lungo il cammino.

Poi c’era da riprogettare l’identità digitale, sistematizzare un patrimonio inestimabile come l’archivio dei contenuti già presenti sul sito di Meet the Media Guru, organizzare il tutto per fornire ai nostri utenti un’esperienza unica nel ricercare, approfondire, conoscere e scoprire le molteplici vie di accesso a questo capitale di conoscenza raccolto negli anni. C’era solo una persona capace di riuscire nell’impresa, coniugando usabilità e design, estetica e funzionalità, io la chiamo “la fatina dei numeri” per la sua capacità di trasformare gli algoritmi in opere d’arte.

E Giorgia Lupi, insieme al suo team di Accurat si è occupata della progettazione della nuova casa digitale del Centro definendo un nuovo linguaggio basato sulla data visualization.
La piattaforma gravita intorno a una timeline capace di ospitare tutti i contenuti passati e futuri del Centro e permette di essere esplorata in diversi modi. L’utente può iniziare l’esplorazione selezionando una serie di argomenti d’interesse suggeriti dalla piattaforma oppure optare per una ricerca focalizzata sui singoli guru, può inoltre impostare uno specifico intervallo temporale e scoprire i contenuti navigando la timeline attraverso i moduli colorati, il colore è infatti stato utilizzato come un codice per il riconoscimento delle varie tipologie di materiali: video, eventi, gallerie, articoli, libri.

La visualizzazione del contenuto è estremamente dinamica, si riadatta in base ai filtri e ai tag ricercati con l’obiettivo di mostrare tanti più dettagli quanto più la ricerca è approfondita. L’adattabilità dell’interfaccia è generata da un algoritmo che calcola lo spazio e la forma dei moduli in base al numero di risultati della ricerca e alla risoluzione dello schermo. Questa caratteristica permette di avere molteplici visualizzazioni dei risultati spingendo l’utente ad esplorare i contenuti godendosi un’esperienza sempre diversa ma ben organizzata.

L’output dei risultati nella nuova piattaforma MEET non è più la classica lista a cui siamo abituati ma una visualizzazione che si trasforma radicalmente per colore e forma in base alla quantità e tipologia di contenuti attinenti alla ricerca. L’output visivo può variare da una densa trama di elementi che ricorda la ricchezza culturale delle scaffalature delle biblioteche e degli archivi per le ricerche più generiche, a blocchi di colore ortogonali che occupando larghe porzioni dell’interfaccia trasformano il contenuto in manifesto.

Credits | Management: Marco Bernardi e Simone Quadri – Design: Sara Confalonieri, Giorgia Lupi e Giovanni Marchi – Coding: Tommaso Catalucci, Marco Fugaro, Cesare Soldini e Marco Vettorello

 

A questo punto, prima di dare fuoco alle polveri, bisognava definire un posizionamento. E abbiamo deciso di affidarlo a un video capace di restituire in una manciata di secondi l’energia e lo spirito di MEET: la voglia di collocarsi come un luogo di osservazione e conoscenza. Una specie di rifugio per ripararsi dal ciclone che sta investendo le nostre vite e rivoluzionando ogni aspetto del nostro esistere, per provare a elargire una comprensione inedita. Ho scritto una sorta di manifesto che il team di Antimatter ha animato grazie al talento di Emanuele Colombo e oggi il nuovo centro internazionale per la Cultura Digitale esprime già la sua vocazione e la sua ambizione, ma soprattutto chiede ai suoi interlocutori cosa vogliono incontrare qui.

Eravamo finalmente pronti. Abbiamo arruolato il team di Marisandra Lizzi per la conferenza stampa del 26 febbraio scorso, che ovviamente non poteva svolgersi come una normale conferenza stampa e Claudio Prati, storico regista di Meet the Media Guru, ci ha offerto consigli e suggestioni per la messa in scena. Ho chiesto ai ragazzi di Samuele Franzini di cimentarsi con una delle loro installazioni visive per animare l’appuntamento che si sarebbe svolto sul proscenio del Piccolo Teatro Studio Melato e le tantissime persone in sala hanno potuto conoscere MEET, mentre le parole del sindaco Giuseppe Sala e del Presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, si animavano in tempo reale sullo schermo, alternandosi con un’enorme sfera di filamenti nervosi che interagiva con il pubblico.

#nascemeet ci ha messo pochissimi minuti a conquistare la classifica dei trend topic su twitter quel giorno. Quello che stava succedendo è stato velocemente rilanciato da centinaia di utenti che hanno accolto con entusiasmo la nascita a Milano del nuovo centro internazionale per la Cultura Digitale.

Questo posto si chiama MEET. E tra qualche mese avrà una sua casa, uno spazio fisico in cui potremo incontrarci.

Oggi ha un’identità e una casa digitale che sono state originate dalla trasformazione di Meet the Media Guru che ho avuto il privilegio di coordinare e che ho tentato di raccontare in questa storia.

Iabicus

 

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