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Dal libro bianco sull’innovazione sociale
In preparazione all’incontro con Geoff Mulgan, riteniamo importante pubblicare un estratto del suo Libro Bianco sull’Innovazione Sociale, un testo che inquadra sia le necessità che spingono attualmente verso l’innovazione sociale, che l’impostazione metodologica con cui cercare di attivarla concretamente. Nell’ambito del processo di innovazione sociale, un momento essenziale è quello di diagnosi e di confronto con i problemi che vogliamo risolvere.
Vi proponiamo dunque un breve estratto dal Libro Bianco che esamina i punti di partenza, fornendo scintille e ispirazioni.
Scritto insieme a Robin Murray e Julie Caulier Grice, il Libro Bianco è stato tradotto in italiano da Societing, a cura di Adam Arvidsson e Alex Giordano; se volete leggerlo potete scaricarlo gratuitamente a questo link.
Individuare il punto
Ogni innovazione si origina da un’idea centrale, idea che è spesso richiesta a fronte di una particolare esperienza, di un particolare evento o di nuove circostanze che portano alla luce un bisogno sociale o un’ingiustizia. Alcune organizzazioni dopo aver analizzato un sistema che potrebbe suscitare delle difficoltà, si mettono in moto da sole per prevenirle. Leader creativi possono usare simboli e dimostrazioni per sollecitare l’immaginazione sociale. In molti casi, vengono utilizzate ricerche, mappature e raccolte di dati per svelare i problemi che si nascondono dietro a certi meccanismi come primo passo per identificarne le possibili soluzioni.
Uno dei momenti critici in questa fase consiste nell’identificare il problema corretto. Un “buon” problema infatti, racchiude già in se stesso l’ombra di quella che sarà la sua soluzione, e il trucco sta proprio nell’individuare la domanda che la concretizzerà. Come nella medicina infatti, il fulcro dell’operare in campo sociale è quello della corretta diagnosi, di andare al di là dei sintomi al fine di identificarne la causa. Come spiega Jaime Lerner, sindaco di Curitiba, un problema di parcheggio non è nient’altro che un problema del trasporto pubblico, e in un caso del genere, cercare soluzioni per il problema sbagliato, non fa altro che peggiorare la situazione. In altri casi è tutta una questione di sezionare un problema generale in parti che possano essere gestite e modificate.
Le sollecitazioni sono sempre la miccia per l’azione. A volte possono prendere la forma di imperativi, nei casi in cui l’azione è sentita necessaria senza che ne venga specificata la natura, per esempio una crisi economica o una catastrofe naturale. Tali sollecitazioni sono strettamente legate al riconoscimento del problema, alla miriade di sfumature con cui un problema può presentarsi. Una volta che il problema viene enucleato, esso deve essere in un certo senso interrogato e contestualizzato, proprio in questo consiste il processo di riformulazione dei problemi in modo tale da sollecitare soluzioni su cui si possa lavorare. Il successo di ogni competizione affinché un’innovazione si stabilisca piuttosto che un’altra risiede proprio nella fase di identificazione della questione.